Salute&Benessere (La Provincia di Como)

Oggi (8 Aprile 2020) in omaggio con La Provincia in edicola c’è SALUTE&Benessere, il settimanale per stare bene a cura di Michele Sada.
https://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/la-chemio-ai-tempi-del-virus-io-lho-fatta-prima-e-vi-dico_1348410_11/

Tumori – La chemioterapia ai tempi del virus: una toccante lettera a tutti i pazienti che lottano contro il cancro.

L’archivio storico con i numeri arretrati è on line:
https://salute.laprovinciadicomo.it

“Ma tu pensa a chi deve fare la chemio adesso”. Ciao a tutti, mi chiamo Anna Savini e sono una giornalista della Provincia. L’età delle signore non si dice, ma diciamo che ho un’età a cavallo tra i 40 e qualcosa, e i 50 e qualcosa di meno. Il primo pensiero che mi è venuto appena è iniziata la quarantena, e ci hanno obbligato a stare tutti a casa, è stato questo. Ho pensato a voi. Perché io la chemio l’ho fatta, ante coronavirus, ed è stata già difficile di suo. Allora ho telefonato alla dottoressa Monica Giordano, primario dell’ospedale Sant’Anna di Como, per chiederle come stavano i suoi malati e mi ha detto che era preoccupata, non per la sicurezza, che è garantita nel migliore dei modi, ma per lo spirito di chi sta affrontando una cura cosi pesante, in un momento cosi difficile. La dottoressa ha un’amica psicologa, Pierluigia Verga, che sa esattamente cosa dire per convincerci che siamo capaci di affrontare qualunque prova, anche la chemio ai tempi del Covid. Io, invece, ho scritto un libro, “Buone ragioni per restare in vita”, che racconta in prima persona la mia storia e di solito fa anche ridere chi lo legge e quindi aiuta a star su di morale. Per questo la dottoressa mi ha chiesto se potevo scrivere un messaggio per i suoi pazienti, con lo stesso spirito. E quello che segue è il risultato. Buona chemio a tutti, ma soprattutto buona fine della chemio e buona fine del coronavirus a tutti. E tanti baci all’amuchina, e da lontano.

Ciao Anna

La chemio ai tempi del covid
Istruzioni per l’uso

Uno dei miei capi alla Provincia mi dice sempre che dovrei aprire una rubrica “Cose che non c’entrano” perché quando non mi va di affrontare un argomento, inizio a parlare di qualcos’altro. E infatti sono tre anni che quando mi invitano a presentare il mio libro, “Buone ragioni per restare in vita” (Mondadori) io non racconto mai quando sia stata difficile fare la chemio. No, io parlo sempre di quanto mi piacciano Marracash e Sferaebbasta, così chi ascolta si chiede sempre cosa c’entrino loro con me. A parte che la risposta è nel mio secondo libro (che forse riusciremo a farvi avere, lasciamo la suspance). Ma è molto facile da spiegare perché mi comporto così.
Deviando l’attenzione da una parte all’altra, riesco sempre a dissociare me stessa dalla ragazza che doveva andare in ospedale a curarsi. Sì, ogni tanto mi viene in mente quando porto fuori la pattumiera, ma in realtà è un ricordo così sfocato che non mi appartiene più. Ho impiegato molti più anni a dimenticare l’esame di maturità, tanto per dire qualche cosa che non c’entra, e il trauma del Defunto amore non mi è ancora passato del tutto.
Adesso, però, voglio stare concentrata sulla chemio perché devo portare speranza nel mondo, in generale, e a chi la deve fare, in particolare.
L’ho promesso alla dottoressa Monica Giordano, primario di oncologia dell’ospedale Sant’Anna. L’avevo chiamata a inizio quarantena per chiederle il numero della dottoressa Pierluigia Verga, una psicoterapeuta che nel mio secondo libro rivela un segreto per l’umanità. “Noi esseri umani siamo capolavori evolutivi – dice la psicologa- Siamo in grado di adeguarci a tutto, anche alle situazioni più estreme. Non abbiamo fatto altro, nel corso dei secoli, se non migliorarci!”.
Quindi, come abbiamo saputo sopportare la guerra, la fame, i campi di concentramento possiamo sopportare la chemio (che per fortuna non capita a tutti). Questo era il ragionamento prima del Coronavirus. Questo è il ragionamento dopo il Coronavirus, anche se al momento sembriamo tutti dimenticarci che era peggio restare chiusi in casa al freddo, senza cibo, sotto i bombardamenti come i nostri nonni. Riusciamo solo a pensare che moriremo di noia perché siamo intrappolati in una casa calda, con troppo cibo, senza poter andare in palestra, in piscina o a passeggiare e con il tempo che non passa mai perché in tv non c’è niente di bello da guardare.
Più che capolavori evolutivi in questo momento siamo capolavori disfattisti. Io di sicuro perché tra i miei tanti pregi c’è quello di avere meno pazienza e più capacità a lamentarmi degli altri. Anche quando facevo la chemio ero cosi. Piangevo sempre, le altre pazienti ridevano e io non ho mai capito perché, fino a quando non me l’ha spiegato la dottoressa. Si erano abituate, si erano adattate, avevano imparato a conoscere il nemico e avevano imparato a domarlo. Che poi la chemio, anche se ha degli effetti collaterale sgradevoli, diciamo così, non è un nemico. Il coronavirus è il nemico assoluto! E la chemio ai tempi del coronavirus è come fare un percorso di guerra. Quando ho sentito al telefono la dottoressa Giordano, mi è sembrata un po’ preoccupata, di tenere bene al riparo i suoi pazienti durante le cure e di tenerli su di morale che è la parte più complicata.
Quando uno si ammala, si arrabbia. E se la prende con tutti, con il cielo, con la terra, con chi ha vicino, con se stesso e anche con i medici che non hanno trovato cure migliori e non hanno la bacchetta magica per guarire tutti, subito, senza sofferenza. Ma la dottoressa, e i suoi colleghi medici, hanno un motto. “Dove non arriva la scienza, arriva il tuo dottore con la tua infermiera”. Che è quello che succede con la chemio, che è quello che sta succedendo con il coronavirus, non c’è la bacchetta magica ma ci sono medici, infermieri, personale sanitario in generale che si prendono cura di noi al meglio delle loro possibilità.
Ora, siccome sono stata concentrata abbastanza sulla parte seria e poi pensano che mi abbia scritto il pezzo qualcun altro, vorrei dire due cose un po’ più allegre a chi sta facendo la chemio.
La prima è che io non volevo neanche titolare il libro “Buone ragioni per restare in vita”. Mentre lo scrivevo, in ospedale, tra una chemio e l’altra, pensavo di intitolarlo “Ho un tumore e non è neanche di Chanel” perché il focus non era il tumore, ma Chanel, il fatto che inseguendo mondi lontani dal mio, come quello della moda e del cinema che adoro, mi fossi dimenticata di realizzare i miei desideri, in primis scrivere il libro che sognavo di pubblicare da quando avevo 14 anni.
Così quando il libro è uscito e una giornalista di Mediaset, Chiara Pagnoni, mi ha intervistato, non ho saputo rispondere alla sua domanda. Voleva sapere quali fossero le mie ragioni per restare in vita. E ho fatto scena muta. Non me ne veniva neanche una. E anche dopo mesi, non mi veniva in mente niente di intelligente da dire. Perché la verità è che le buone ragioni per restare in vita ti vengono in mente dopo, quando non le hai più. Tipo adesso risponderei: tornare a lavorare in redazione, tornare a nuotare, andare al mare. Anche se prima sarebbe meglio mettere: vedere la fine del coronavirus, per sempre e in tutto il mondo. In ogni caso il titolo è perfetto per questa pandemia, perché ognuno ha le sue buone ragioni per restare in vita per la fase d.C, che nel libro era post chemio e adesso è post coronavirus.
La seconda cosa che voglio dire a chi sta facendo la chemio ai tempi del covid è che di sicuro è più pericolosa di prima e bisogna stare molto attenti ad arrivare in ospedale e a tornare a casa sani e non contagiati. Ma se volete stare al gioco, e vedere come si può girare la frittata, la chemio ai tempi del coronavirus ha anche dei privilegi. Il privilegio numero uno è il tempo. Siete fermi voi, ma siamo fermi tutti. Quando fai la chemio devi fermarti, non puoi viaggiare, di solito non puoi andare al lavoro, devi rimandare vacanze, progetti, tutto. Devi stare concentrato sulle cure. In questo momento nessuno va in posti esotici, quasi nessuno va al lavoro, stanno tutti a casa a fare torte, pizze, focacce fai da te. Se guardate le foto sui social non vedete spiagge o gente che va a sciare, non sospirate “vorrei farlo anche io”, potete farlo anche voi, basta che prendiate la farina e riusciate a trovare il lievito. Potete fare la stessa cosa di chi non fa le chemio e anche meglio.
Chi fa la chemio perde i capelli, è pacifico. E magari si vergogna ad andare in giro anche con la parrucca o il foulard. A parte che non si dovrebbe vergognare nessuno per questo, ma in questo momento non va in giro nessuno, chi esce indossa la mascherina e ha i capelli in disordine, quindi il problema estetico è risolto. In più, se la quarantena va per le lunghe, come pare, fate in tempo ad avere i capelli lunghi come gli altri.
Anche se io fatico a chiamarlo per nome, chi fa la chemio la fa per un motivo, ovviamente, e questo motivo fa venire una gran paura di morire, ma in questo momento ce l’abbiamo tutti uguale, questa paura.
Io non sto cercando di dirvi che fare la chemio è bello, andare in ospedale è divertente eccetera eccetera eccetera. Sto solo dicendo che io l’ho fatta e non me la ricordo più, come e successo a tante altre persone che conosco. Una ragazza ha pure trovato il grande amore dopo essere stata lasciata, e tante altre sono state amate anche più di prima, durante la terapia. Io solo questo vi sto dicendo. Non disperatevi troppo. Vi auguro che arrivi presto quel giorno in cui vi sembrerà che l’abbia fatta qualcun altro. Così quando vi chiederanno com’era la chemio ai tempi del Covid potete scegliere. Se non vi va di fare un racconto epico, come i nonni quando ricordano il tempo di guerra, fate come me. Parlate di Marracash e Sferaebbasta. E neanche i vostri vicini si ricorderanno più dove dovevate andare voi, mentre loro stavano a casa a lamentarsi perchè non avevano niente da fare.
Baci.

Anna Savini